5 monologhi teatrali per un provino
Introduzione
Quando decidiamo di presentarci per un provino in teatro, oltre la presentazione di noi stessi, ci viene chiesto solitamente di mettere in scena un pezzo a nostra scelta. Il dilemma che solitamente ingombra la nostra mente è scegliere il monologo che possa andare bene. Ed è per questo che vi elenco i 5 monologhi teatrali adatti per un provino.
"Amleto" - William Shakespeare
"Essere, non essere. Qui sta il problema..." (Atto III, scena I) Uno dei monologhi più famosi della storia del teatro non può che essere il monologo per eccellenza. Il mio consiglio è quello di preparare il personaggio di Amleto con un'interpretazione legata ad una forte interiorità tra follia e disperazione. Shakespeare ha regalato al mondo intero i versi più splendidi sul dubbio di una vita legata all'esistenza vera e propria o all'oblio nella morte dell'anima.
"Caligola" - Albert Camus
"Caligola! Anche tu sei colpevole. Più o meno. Non è così?..." (atto IV, scena finale). Un pezzo molto difficile e particolare il monologo di Caligola prima della sua morte e della congiura contro di lui. L'imperatore, incapace di accettare la dolorosa realtà, decide di sfogare il proprio patimento in una violenza disumana, in una follia senza confini. È stato l'imperatore tra i più brutali dell'Impero romano. Camus scrive la sua opera di maggior successo, verso la fine della seconda guerra mondiale (anni '40), e può essere interpretata come una metafora o un'analogia di uno dei dittatori più letali del '900 (Hitler).
"Il gabbiano" - Anton Cechov
"Io sono un gabbiano... No, non c'entra. Io sono un'attrice. Ebbene, sì!" (Atto IV, finale) Un monologo di un personaggio femminile è quello che racconta Nina, una ragazza di campagna aspirante attrice ma dalle speranze deluse. Cechov qui concentra l'infelicità in una vita ormai spenta e tenebrosa di questa ragazza che più diventa donna e più i suoi sogni s'infrangono.
"Giorni felici" - Samuel Beckett
Non voglio indicare una parte precisa, anche perché questa è un'opera legata esclusivamente a Winnie. Si può definire Giorni felici un quasi-monologo. In scena è sempre lei ad essere sempre presente, il più delle volte si trova da sola altre volte compare il marito, Willie con micro battute balbettate. Winnie è una donna rinchiusa nel suo mondo povero e privo di vitalità, la sua casa, il suo terreno insieme a suo marito rozzo e senza carattere. Un testo che spesso riproduce le dinamiche e i toni del teatro borghese.
La tragedia greca
Non poteva mancare la base del teatro: la tragedia greca. Gli autori più importanti e riconosciuti sono Eschilo, Sofocle ed Euripide. Non posso fare un torto a uno di loro, poiché sono tre dei nel gradino più alto dell'Olimpo del teatro. Così vi consiglierò un monologo per ogni autore, per rimanere imparziale. "Orestea" di Eschilo, il monologo di Clittenestra dopo aver ucciso Agammenone: crudele, infida, violenta, adultera e assassina, il prototipo dell?infamia femminile. "Edipo re" - Sofocle, il monologo finale di Edipo dopo essere a conoscenza di tutta la verità, l'incesto con sua madre, i suoi figli che sono anche i suoi fratelli e le sue sorelle: disperato e accecato con le fibbia delle vesti della moglie e madre morta chiede d'essere esiliato, in quanto uomo aborrito dagli dei. Infine "Medea" di Euripide, l'intero dramma è costruito attorno alla vendetta di Medea, che dapprima elimina la rivale (nuova sposa di Giasone), e poi in un impeto di ferocia, uccide i propri figli per infliggere a Giasone l'offesa più atroce, un re senza più una stirpe: il monologo in cui soffermarsi è nel momento in cui Medea perde un po' della sua capacità progettuale e della sua freddezza, in cui affronta gli assalti dell'amore materno contro la decisione già presa di uccidere i suoi stessi figli.