Dopo il periodo del teatro classico, ci fu quello del moderno, che partiva dal periodo Rinascimentale, fino ad arrivare al XVII secolo. Se nel teatro medievale tutti potevano partecipare alle rappresentazioni teatrali, nel Rinascimento il teatro si svolgeva nelle corti principesche e il gruppo degli attori era composto dall'élite di quel periodo. Questo serviva a sottolineare il potere delle classi più elevate. Oltre le corti, invece, si gode ancora delle rappresentazioni sacre. Mentre nel Medioevo i luoghi delle esibizioni erano molteplici, nel rinascimento si stabilisce di svolgere gli spettacoli solo in un luogo, ovvero il teatro. Per questo, successivamente, viene valutata questa idea e viene chiesta la realizzazione di teatri stabili, ma i principi rifiutano perché preferiscono che gli spettatori siano solamente di un determinato ceto sociale.
Nel 1545 nasce il professionismo teatrale moderno con la commedia dell'arte. Questa si rivolge a un vasto pubblico e tutti pagano un prezzo stabilito, ovvero il biglietto.
Un altro cambiamento avviene dal 1570, con l'introduzione delle donne nel mondo teatrale. Infatti, fino ad allora, sia i ruoli maschili che femminili venivano interpretati dagli uomini.
Il periodo del teatro elisabettiano, dal 1558 al 1642 è molto creativo: non rispetta le regole aristoteliche e unisce con disinvoltura la commedia alla tragedia. Non esistono degli elementi scenografici, ma sono i gesti e le parole a far comprendere il luogo dell'azione. È il periodo del grande Shakespeare, le cui opere godono ancora oggi di grande popolarità e attualità.