Cos'è il basso albertino
Introduzione
Vienna. 26 giugno del 1788.
I raggi estivi del sole attraversano le ampie vetrate del salone, colpendo il fortepiano (un primordiale pianoforte, con meno tasti o ottave e dal suono squillante) ivi presente.
Di fianco, seduto ad uno scrittoio, un giovane, appena poco più che trentenne, rilegge lo spartito che ha in mano.
Il genio della musica Wolfang Amadeus Mozart ha appena finito di vergare gli ultimi accordi di quella che sarà conosciuta come La sonata per pianoforte n. 16 in Do maggiore (KV 545).
Niente di particolare per lui, che la definirà ?a uso dei principianti?.
Scale e arpeggi come strutture didattiche, surrogate da un?armonia semplice.
Forse non è conscio, di là della sua genialità, di aver reso immortale l?utilizzo di una tecnica di accompagnamento: il basso albertino!
Cos'è il basso albertino? Ora lo vedremo in questa breve guida!
Il basso albertino: funzione
In auge nel periodo musicale dello ?stile galante?, nel passaggio dal barocco al classico, il basso albertino non è altro che una sorta di accordo spezzato, in altre parole arpeggiato, consistendo nell?esecuzione, in mano sinistra, di suoni successivi delle note che costituiscono un accordo.
In pratica si vanno a eseguire ciclicamente le note sempre nello stesso ordine: bassa, alta, media, alta secondo la loro altezza.
Usato come accompagnamento, in particolar modo nel clavicembalo (nel Settecento) e nel pianoforte per tutto il periodo preclassico e classico, riesce a creare un?armonia che ha di base un sottofondo liscio, sostenuto e scorrevole.
Esso si presenta anche in figurazioni differenti. Ad esempio, in una triade sul primo grado, tonica, quinta, ottava, terza, oppure con l'alternanza tra bicordo tonica-terza e quinta.
Il basso albertino: storia
Il basso albertino deve il suo nome al clavicembalista e compositore veneziano Domenico Alberti (Venezia ca. 1710-Roma o Formia ca. 1740), autore di opere, mottetti e arie.
In realtà, questo tipo di accompagnamento pare sia già documentato dal secolo XVII, usato prettamente in strumenti a tastiera.
Inoltre, non di rado, è uso tra i musicologi affidare la reale paternità del basso albertino a un compositore e organista tedesco, vissuto tra il 1702 e il 1750, Franz Anton Maichelbeck.
Quindi Alberti sarebbe solo il suo massimo divulgatore, utilizzando questo accompagnamento in maniera quasi assidua.
il basso albertino: curiosità
Nonostante sia stato un autore conosciuto e con una discreta fama, Domenico Alberti rischia veramente di essere ricordato solo per l?uso della tecnica del basso albertino.
Curiosamente proprio per Alberti, la tecnica che da lui prende il nome, non fu considerata molto efficace.
Oggi, a dare risalto alle opere di Alberti, c?è in principale modo Manuel Tomadin, probabilmente l?organista italiano più decorato in competizioni di esecuzione/interpretazione della sua generazione.
Il basso albertino è stato accolto da molti grandi compositori, tra i quali Haydn e Beethoven, oltre al citato Mozart.
Beethoven ne fece uso, per esempio, nel terzo tempo della sonata "Al chiaro di luna", eseguendolo in forma di semicrome.