Il rapporto di D'Annunzio con la politica e l'ideologia fascista, non fu da subito esplicito, lo scrittore in un primo momento non condivise pienamente le teorie mussoliniane e la politica dello stato fascista. Allo stesso tempo, Mussolini temeva il pensiero dannunziano il suo potere e la sua forza sovversiva, mentre D'Annunzio aveva un certo timore nel contrapporsi, se pur in maniera parziale, al regime fascista, temendo ritorsioni. Fu così che per convenienza reciproca trovarono un equilibrio attraverso accordi taciti e non. Mussolini, dal canto suo, stimava D'Annunzio e gli inviò dei finanziamenti per restaurare la villa di Cargnacco (Vittoriale degli italiani), ma per precauzione fece istallare dei microfoni per controllare lo scrittore. Il suo potere nel riuscire ad influenzare le masse, era risaputo, il suo pensiero politico e sociale, coinvolgeva la gente e per questo veniva avvertito come una potenziale minaccia, da tenere sotto controllo, ed uno strumento da utilizzare a proprio vantaggio.