Empatia: approccio cognitivo e affettivo
Introduzione
Per empatia si intende la capacità di un individuo di comprendere le emozioni che un'altra persona sta provando. Deriva dal greco empatéia, parola composta da en (cioè dentro) e pathos (cioè emozione, affetto o sofferenza). Inizialmente si riferiva alla partecipazione del pubblico alle rappresentazioni dell'artista. Il termine è entrato nel linguaggio comune grazie ai due tedeschi J. G. Herder e Novalis, che hanno usato la parola "Einfühlung" per identificare sensazioni e relazioni che scaturiscono tra opere d?arte e persone. Il termine è stato collegato ai rapporti interpersonali nel 1909, ad opera di E. B. Tichener. In quel periodo non si parlava, tuttavia, di approccio cognitivo o affettivo, ma nel giro di poco tempo il termine è stato assorbito dal linguaggio comune ed entrato nell'ambito della psicologia moderna. Con i passi che seguono ci occuperemo proprio di empatia e vedremo proprio l'approccio cognitivo e affettivo.
Lo sviluppo dell'empatia
Cominciamo subito col dire che normalmente l?empatia inizia a svilupparsi già nel primo anno di vita di un bambino, sebbene in forma abbastanza basilare. Tuttavia, soltanto intorno ai 4 anni si sviluppa una teoria della mente con una forma di empatia vera e propria. La teoria della mente, infatti, è un'abilità speciale che permette di comprendere che ogni persona ha un proprio pensiero. Non c'è un unico approccio all'empatia e i metodi di misurazione fanno riferimento agli aspetti da cui essa è composta. Vi è una componente cognitiva ed una affettiva, che andiamo ora a vedere passo per passo.
Il ruolo dell'empatia
L?empatia può essere, quindi, suddivisa in due forme principali. La prima che citiamo è l?empatia cognitiva, detta ?teoria della mente? o ?mentalizzazione?: questa consiste nella spinta ad identificarsi con lo stato mentale di altri individui. L'empatia affettiva, invece, consiste in quella spinta che fa rispondere con un?emozione appropriata agli stati mentali altrui. La forma cognitiva è la capacità di comprendere il punto di vista dell'altro. Secondo quanto afferma la dottoressa J. Halpern, la forma affettiva è la risonanza o sintonia emotiva. Quando, per fare un esempio, si ascolta una persona ansiosa, subentra una sensazione di ansia. Quando, invece, si ascolta un individuo depresso, subentra la tristezza. La risonanza è una sorta di sfondo emotivo al processo del cercare di immaginare cosa sta provando l?altro individuo. Si tratta di una risposta naturale ed emotiva a quelle che sono le difficoltà altrui. In altre parole, secondo la definizione della psicologa Deborah Serani, l?empatia affettiva è l?abilità di sentire ciò che un'altra persona prova, mentre l?empatia cognitiva è l?abilità nel sentire quello che un?altra persona sta pensando. L?empatia affettiva viene controllata dalle funzioni della parte inferiore del cervello, mentre l?empatia cognitiva è essenzialmente regolata dalle funzioni della parte superiore.
L'allenamento dell'empatia
Le persone con alcuni disturbi della sfera psicologica non avvertono empatia cognitiva, sebbene possano provare l'empatia affettiva. Tuttavia è importante sapere che l?empatia è un?abilità che può essere "allenata" attraverso diverse terapie. L'empatia cognitiva si occupa di capire cosa sta pensando una persona in quel momento. L'empatia affettiva, invece, va ad analizzare sentimenti ed emozioni che stanno muovendo quella persona. Eseguire degli esercizi specifici tramite l'aiuto e il contributo di un professionista può aiutare la persona a comprendere le proprie emozioni e quelle che provano gli altri. Ovviamente il procedimento richiede tempo, oltre che un importante lavoro su se stessi e sulla propria sfera emotiva.