Guida alla Sinfonia n. 9 di Ludwig van Beethoven
Introduzione
A tutti piace la musica classica, e molti hanno una vera e propria passione. Conoscere la vita e le opere dei più famosi compositori potra' solo giovare al nostro bagaglio culturale, e far apprezzare di più i grandi maestri. Tra di essi non possiamo scordarci Ludwig Van Beethoven. Ludwig Van Beethoven è stato un compositore tedesco, uno dei maggiori di tutti i tempi, vissuto nel periodo cosiddetto "Classico" e precursore del Romanticismo musicale. Buona arte del suo repertorio è entrato ormai a fare parte della "musica colta" e rappresenta un punto cardinale non soltanto per i conservatori di tutto il mondo, ma anche per ogni forma artistica che utilizzi la musica come elemento espressivo. Beethoven ha affrontato tutti i generi musicali del proprio tempo: musica da camera, strumentale, orchestrale, sinfonica e operistica). In questa guida illustreremo una delle più accreditate interpretazioni della più celebre sinfonia: la numero 9. Vi spiegheremo brevemente la storia di questa sinfonia, in modo che possiate apprezzarla di più.
Storia della Sinfonia
La Sinfonia N. 9 scritta da Beethoven, ultima della sua serie di sinfonie, catalogata come opera 125, in re minore, è costituita dai 4 movimenti: "allegro ma non troppo, un poco maestoso", "molto vivace" e "presto", "adagio ma cantabile" e il quarto movimento (di cui parleremo successivamente), "molto allegro, impetuoso ed energico". Una caratteristica di Beethoven, fu la sua attitudine a comporre musica al di fuori dei comuni canoni musicali, al suo tempo molto schematici e rigidi. Anche per questa peculiarità viene riconosciuto come precursore del Romanticismo musicale.
Quando fu completata
La Nona Sinfonia fu completata da Beethoven nel 1824, quattro anni prima della sua morte, quando ormai aveva perso completamente l'udito, particolarità, quest'ultima, degna di nota che fa di lui un vero e proprio genio indiscusso e indimenticabile del tempo. Il primo movimento inizia con un ritmo scandito, suonato pianissimo, prima con violoncello e contrabbasso e poi arricchito gradualmente dal resto degli strumenti dell'orchestra, che si aggiungono fino a raggiungere un carattere maestoso con il coro. È questo inizio "incerto" che dà la sensazione all'ascoltatore che i singoli strumenti dell'orchestra si stiano accordando.
Secondo e terzo movimento
Il secondo e il terzo movimento vanno considerati il proseguo del primo movimento. Qui vengono riproposti alcuni piccoli temi minori per pianoforte che Beethoven aveva scritto in tempi precedenti. Ma dove il genio del compositore raggiunge l'apice, non solo nell'ambito della stessa sinfonia, ma forse del suo intero repertorio musicale e della musica di tutti i tempi, è il movimento numero quattro. Riuscendo a coronare un suo antico desiderio, ovvero musicare "L'Ode alla gioia" di Friedrich Schiller, Beethoven, nella parte finale della nona inserisce il coro. Un inno alla gioia, le cui parole scritte da Schiller, basate sull'amore verso il prossimo e la fratellanza, è stato adottato come inno ufficiale dell'Unione Europea nel 1985 e nel 2001 è stato dichiarato patrimonio dell'Unesco.
La Sinfonia n.9 di Beethoven è certamente da annoverare tra le sue opere più celebri ed illustri, e più importanti che siano state tramandate fino ai giorni nostri. Se ancora non avete avuto modo di ascoltarla e siete curiosi, questo è il momento di provare. Ne rimarrete affascinati ed entusiasti.
Vi auguro quindi buon ascolto.
A presto.