Per quanto riguarda la corrente simbolista italiana, non possiamo di certo dimenticare Giovanni Pascoli, che riprese molti aspetti del simbolismo francese. Egli utilizza costantemente i simboli: fra questi quello principale è il nido, che rappresenta la famiglia originaria prima della morte del padre; il nido è una dimensione protettiva in cui non penetra violenza esterna e in cui non ci sono relazioni con gli altri e con la società. Si tratta di un simbolo regressivo, che riporta all'infanzia.
Un altro simbolo, presente nei primi poemetti, è quello della siepe, che indica la recinzione della piccola proprietà terriera del Pascoli: sostanzialmente è come se fosse un allargamento del simbolo del nido. In generale Pascoli ritiene che in ognuno di noi ci sia una parte che resta eternamente bambina e crescendo la si nasconde, reprimendola, dando più spazio alla dimensione razionale. Si tratta di quella parte irrazionale presente in ognuno di noi che Freud chiamò inconscio. Nel poeta questa parte è molto più sviluppata rispetto agli altri e non viene nascosta, anzi è proprio quella parte che lo spinge a fare e comporre la poesia, a cogliere le analogie tra la natura e l'uomo.