I maggiori esponenti del simbolismo
Introduzione
Il simbolismo è un movimento culturale che si diffuse nel diciannovesimo secolo a partire dalla Francia anche se con il tempo e con lo sforzo di svariati intellettuali ha raggiunto altri Stati. Principalmente il simbolismo colpì campi come la letteratura, l'arte e la musica. In questo articolo ci occuperemo principalmente del simbolismo nella letteratura e analizzeremo cinque autori simbolisti del 1800. Quando si parla di letteratura simbolista si fa comunque riferimento al campo della poesia che in questo caso ha come fulcro centrale la ripresa dei modelli classici e antichi, ripresa intesa non come emulazione ma come imitazione degli stessi; inoltre accanto a questo continuo sfoggiare il mondo antico, i poeti simbolisti affiancano le problematiche sociali degli intellettuali di quel periodo, con la stretta necessità degli stessi di elevarsi quasi a incarnazioni dei "poeti maledetti", come farà Rimbaud. I principali punti del Simbolismo comunque rimangono: in primo luogo il fatto che la poesia è come la musica; in secundis il poeta non deve limitarsi a descrivere la realtà ma deve comunicare emozioni attraverso l'uso di simboli vaghi e indefiniti e penetrare nell'essenza di ogni cosa; infine il poeta non deve mai essere chiaro ma preferisce lasciare intendere i significati celati dietro a immagini sfumate e evocatrici. Vediamo insieme chi sono i maggiori esponenti della corrente simbolista.
Charles Baudealire
Sicuramente un autore simbolista molto autonomo dalla stessa corrente, Baudelaire si distinse principalmente per la sua vita sregolata e per la sua passione/paura nei confronti della modernità. Un altra cosa fuori dal comune di questo poeta è la presenza di due correnti all'interno della sua poetica: da un alto quella simbolista tendente all'analisi del mistero, alla percezione dell'ignoto e dell'inconscio; dall'altra quella dell'estetismo che pone al suo centro l'esaltazione della bellezza e dell'artificio indipendente rispetto alla morale. Tra le sue opere più importanti ricordiamo senza dubbio "Le spleen de Paris" e "Correspondance" in cui si evidenzia un rapporto con la natura non più basato sulla conoscenza razionale delle leggi scientifiche ma sull'intuizione che permette di cogliere, attraverso i sensi, i messaggi profondi che la natura manda all'uomo.
Paul Verlaine
Per capire bene la poetica di Verlaine è necessario fare riferimento al suo sonetto, "Languore" del 1883 in cui si evidenzia la crisi dell'epoca, il senso di declino, di fine, di angoscia esistenziale. I borghesi che non comprendevano la poesia e gli atteggiamenti immorali e slegati dalla tradizione dei poeti maledetti usarono il termine "decadente" per condannarli e dare un giudizio negativo della poesia simbolista. I poeti invece che portano avanti le nuove tendenze assunsero il termine "decadenti" in polemica con la società borghese.
Arthur Rimbaud
Un altro grandissimo esponente della poesia simbolista in Francia fu Rimbaud. Egli sostiene che il poeta del Simbolismo e del Decadentismo non sia più un vate, non può più farsi portatore dei valori del passato che sono tramontati, ma diventa "veggente", cioè colui che in alcuni momenti di particolare ispirazione, attraverso il cosiddetto "deragliamento dei sensi" - cioè un uso più complesso e meno razionale dei sensi - riesce a cogliere i messaggi nascosti che la natura o il nostro inconscio ci mandano. Le situazioni che favoriscono un rapporto più profondo con il nostro Io e con la natura sono legate spesso al sogno, all'allucinazione, all'incubo: tutti momenti in cui la ragione è meno presente. Infatti un elemento comune a molti poeti simbolisti è il senso di malattia che non è da considerarsi come malattia fisica ma psicologica, dovuta al contrasto con la realtà borghese.
Stéphane Mallarmé
Mallarmé è un altro incredibile poeta simbolista del 1800. La sua poetica si basa principalmente sul fatto che la scienza non coglie i veri aspetti della natura e dell'uomo, ma si limita a definire quelli oggettivi e razionali, ma non l'essenza più profonda. Lo scienziato con la ragione può scoprire solo alcuni aspetti dell'uomo e del mondo; restano inesplorate le zone più profonde dell'Io, dell'inconscio e il mistero profondo della natura. Per questo motivo Mallarmé in tutte le sue opere ritiene che la vera sapienza non sia quella della scienza che è incompleta, ma quella del poeta che riesce a penetrare gli aspetti più profondi della realtà e ad esprimerli attraverso simboli ed analogie.
Giovanni Pascoli
Per quanto riguarda la corrente simbolista italiana, non possiamo di certo dimenticare Giovanni Pascoli, che riprese molti aspetti del simbolismo francese. Egli utilizza costantemente i simboli: fra questi quello principale è il nido, che rappresenta la famiglia originaria prima della morte del padre; il nido è una dimensione protettiva in cui non penetra violenza esterna e in cui non ci sono relazioni con gli altri e con la società. Si tratta di un simbolo regressivo, che riporta all'infanzia.
Un altro simbolo, presente nei primi poemetti, è quello della siepe, che indica la recinzione della piccola proprietà terriera del Pascoli: sostanzialmente è come se fosse un allargamento del simbolo del nido. In generale Pascoli ritiene che in ognuno di noi ci sia una parte che resta eternamente bambina e crescendo la si nasconde, reprimendola, dando più spazio alla dimensione razionale. Si tratta di quella parte irrazionale presente in ognuno di noi che Freud chiamò inconscio. Nel poeta questa parte è molto più sviluppata rispetto agli altri e non viene nascosta, anzi è proprio quella parte che lo spinge a fare e comporre la poesia, a cogliere le analogie tra la natura e l'uomo.