I migliori film di Federico Fellini
Introduzione
Federico Fellini nasce a Roma nel 1920, inizia la sua carriera come giornalista, fa il suo ingresso nel cinema come sceneggiatore e poi, finalmente, approda alla regia dopo una lunga gavetta. Il cinema felliniano segna il primo significativo allontanamento dal filone neorealista, i film di Fellini, infatti, sin dalle sue prime esperienze dietro la macchina da presa, si arricchiscono, rispetto al passato, di immaginazione e liricità. Egli, cioè, è abile a combinare i temi realistici alla creatività e alla fantasia. Ad ogni modo la sua opera fa compiere al cinema autoriale italiano un significativo salto di qualità. Non mancarono comunque critiche al regista, soprattutto dai neo-marxisti, che lo accusarono in primo luogo di aver abbandonato i nobili principi del cinema neorealista e in secondo luogo, di essere troppo auto-celebrativo. La risposta di Fellini alle critiche fu la realizzazione di opere di straordinario valore artistico. Di seguito tre tra i migliori film dell'autore. Fonte: http://acicastelloonline. Wordpress. Com/2012/01/21/federico-fellini-e-la-dolce-vita/.
La Strada
La "Strada" (1954), che gli valse il primo Oscar come miglior film straniero, è la favola triste della giovane Gelsomina (Giulietta Masina), che venduta dalla madre al saltimbanco Zampanò (Anthony Quinn), è costretta a vivere con quest'ultimo un'esistenza randagia e infelice fino al definitivo sacrificio finale. I 3 personaggi principali dell'opera Gelsomina, Zampanò e il Matto (Richard Basehart), sono stati considerati più che rappresentazioni umane, archetipi ancestrali. Siamo dunque di fronte ad un'opera per certi versi mitologica e che aspira a descrivere l'infinita solitudine dell'uomo e la sua conseguente necessità di legarsi agli altri.
La dolce vita
"La dolce vita" esce in Italia nel 1960 e vince il premio come miglior film a Cannes. Questa pellicola coniuga sostanzialmente due diverse volontà di Fellini, da una parte la solita esigenza di raccontare la realtà da un punto di vista squisitamente soggettivo e, dall'altra, il nascente desiderio di realizzare un'analisi della società contemporanea, in virtù dei rivoluzionari cambiamenti socio-economici che in quel periodo l'Italia stava vivendo. "La dolce vita" ha anche dei nuovi protagonisti, non più relitti umani alla Zampanò, ma individui appartenenti alla classe borghese emergente.
Otto e mezzo
Anche "Otto e mezzo" vince nel 1964 l'Oscar come miglior film straniero (il terzo dopo "La strada" e "Le notti di Cabiria"). Il film è accolto con immenso entusiasmo dalla critica, a cui sembra di rivedere in Fellini artisti del calibro di Joyce, Kafka e Pirandello. È un film apertamente autobiografico (come pure lo sarà "Amarcord"), che sancisce la consacrazione definitiva di Federico Fellini come mostro sacro della cinematografia internazionale. Rispetto a "La dolce vita" è un film più intimista in cui il protagonista Guido Anselmi (Marcello Mastroianni), alter-ego di Fellini, deve fare i conti coi propri conflitti interiori irrisolti.