Tra gli scritti del periodo intermedio, ricordiamo due dei suoi più grandi capolavori: ''Aurora'' del 1881, composta da 575 aforismi, raccolti in 5 libri, che affronta con maggiore precisione e razionalità numerose tesi sulla moralità, sulla causalità morale o sulla rivalutazione delle azioni e dei sentimenti umani, e ''La gaia scienza''. In quest'ultima viene proposta la storia dell'uomo folle, ovvero di un uomo che in pieno giorno, si aggira per il mercato con una lanterna accesa, chiedendo ai passanti dove fosse andato Dio, e alle risate generali della gente, risponde urlando: «Dio è morto! E noi lo abbiamo ucciso! ». È chiaro che il significato dell'opera è da ricongiungersi al concetto di superuomo, che pian piano prende forma, ovvero che ha appena realizzato il trauma dell'inesistenza di Dio, e di tutto ciò che ne comporta. Il superuomo ha ora dietro di sé la fine del suo credo e dinnanzi l'infinita e spaventosa libertà di progettare la propria esistenza.