I personaggi di Don Chisciotte della Mancia

Tramite: O2O 10/02/2018
Difficoltà:media
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Introduzione

Il Don Chisciotte della Mancia, scritto da Miguel de Cervantes y Saavedra nel 1605 è da molti considerato il primo grande romanzo moderno della letteratura occidentale, con cui tutti i narratori successivi, anche a distanza di secoli, dovranno fare i conti. Echi donchisciotteschi sono infatti presenti ancora nei grandi autori dell'ottocento, da Manzoni a Flaubert a Dostoevskij. L'importanza del romanzo sta nel presentare, con un 'impostazione problematica e una pluralità di punti di vista e di voci, una sintesi della civiltà e della cultura rinascimentale e allo stesso tempo la testimonianza della sua crisi: il personaggio stesso di Don Chisciotte è l'emblema di una lacerazione insanabile di un mondo in cui i valori di un'antica e splendida tradizione entrano in conflitto con una nuova concezione della vita. Facciamo una conoscenza più approfondita dei personaggi di Don Chisciotte della Mancia e addentriamoci in questo straordinario romanzo.

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Don Chisciotte

Il protagonista dell'opera, è un hidalgo della Mancia di nome don Alonso Quijano, un gentiluomo di campagna e modesto proprietario terriero di circa cinquant'anni che, in seguito alla appassionata lettura di troppi romanzi cavallereschi, decide di farsi cavaliere con il nome di don Chisciotte e di partire, come un cavaliere antico, alla ricerca di magnifiche avventure. L'eccentrico protagonista è da tutti ritenuto folle perché, immerso nella lettura di romanzi cavallereschi, perso nei suoi sogni eroici, non riesce a rassegnarsi allo scarto insanabile tra l'ideale e la realtà. Ciò lo manderà incontro a una serie fittissima di avventure e disavventure, talora esilaranti, talora patetiche e tragiche. Egli incarna, nella volontà dell'autore, un tipico esempio della nobiltà spagnola ormai decaduta. Una nobiltà orgogliosa e fiera ma ormai sorpassata e perduta nel vagheggiamento di un mondo aristocratico e cavalleresco ormai svanito.

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Sancio Panza

Nel VII capitolo fa la sua apparizione l'altro dei due co-protagonisti del romanzo: Sancio Panza, un contadino che don Chisciotte nomina suo scudiero e al quale promette il governatorato di un'isola se lo servirà fedelmente. La presenza di Sancio Panza conferisce al romanzo quello spessore filosofico che innalza la storia di Don Chisciotte da divertente caricatura di un tipo bizzarro a occasione di una profonda riflessione sulla natura umana. Sancio rappresenta infatti l'alter-ego del suo padrone: l'umile e realistico buonsenso che si oppone ai sogni di grandezza e alle ambizioni di gloria e la coppia incarna la dualità propria di ciascun uomo, diviso tra idealismo e realismo. Nel tratteggiare il personaggio di Sancio, Cervantes si è ispirato alla cultura folclorica e alla satira contro il villano presente nella commedia dell'arte e nei fabliaux medievali. Si può infatti stabilire un nesso tra Sancio Panza e il Bertoldo di Giulio Cesare Croce.

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Dulcinea del Toboso

Ogni cavaliere che si rispetti deve avere una donna a cui offrire i propri servigi e a cui dedicare le proprie avventure. Don Chisciotte non è da meno e, invaghito di una contadina di nome Aldonza Lorenzo, la ribattezza con il nome altisonante di Dulcinea del Toboso. La donna in realtà non compare mai nel romanzo ma Don Chisciotte ne descrive la bellezza con metafore tipicamente barocche: capelli d'oro, occhi come soli, labbra di corallo, collo d'alabastro, petto di marmo e mani d'avorio. Egli afferma che il suo rango deve essere almeno quello di una principessa e cerca di imporre ad alcuni mercanti di renderle omaggio, ma questi reagiscono pestandolo senza pietà. Ispirata dalla lettura dell'Amadigi di Gaula, dove compariva la bellissima Oriana, l'immagine Dulcinea è chiaramente filtrata dalla fantasia visionaria di Don Chisciotte. Anche in questo caso è evidente lo scarto rispetto alla realtà a cui cerca di richiamarlo Sancio Panza.

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Sanson Carrasco

Il Baccelliere, ovvero lo studente e giovane cavaliere Sanson Carrasco è un personaggio che compare nella seconda parte del romanzo, edita nel 1615. Presentato come amico di famiglia del protagonista, svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo della trama. Egli infatti cerca di curare don Chisciotte dalla sua follia e a tale scopo si traveste da Cavaliere del Bosco pensando di affrontarlo, vincerlo e costringerlo a tornare a casa. Inaspettatamente Don Chisciotte riuscirà a batterlo e Sanson giurerà vendetta. Egli si travestirà da Cavaliere della Bianca Luna, sfiderà ancora una volta don Chisciotte a Barcellona, stavolta riuscirà a sconfiggerlo e gli ordinerà di tornare nel suo paese e di restare per un anno in casa senza toccare la spada. Carrasco vuole con questo distoglierlo dalla pazzia ma don Chisciotte, che esegue l'ordine impartitogli perché fedele al codice cavalleresco, tornato a casa rinsavisce ma muore per il dolore d'aver perduto ogni illusione.

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Il parroco e il barbiere

Il parroco è il sacerdote del villaggio di Don Chisciotte. Nella prima parte del romanzo, è l'unico amico intimo di Don Chisciotte, un uomo colto, al pari di Chisciotte stesso. Essendo però un uomo religioso, non apprezza i libri che narrano di avventure cavalleresche perché teme che essi incoraggino ad adorare falsi idoli. L'antipatia del parroco per il genere cavalleresco cresce quando egli si rende conto che i libri sono la causa della follia di don Chisciotte. Arriva ad affermare che brucerebbe il proprio padre insieme ai romanzi di cavalleria se lo incontrasse travestito da cavaliere errante. Anche il barbiere compare nella prima parte come amico del protagonista, colui che finisce per soccorrerlo nelle sue frequenti disavventure. Nel sesto capitolo, mentre passa in rassegna la biblioteca di don Chisciotte, si imbatte nella Galatea di Cervantes e dichiara che lo scrittore è un suo amico ma che non lo ammira gran che. Dunque un personaggio inventato da Cervantes, giudica e critica Cervantes stesso: un'invenzione sorprendente e di assoluta modernità.

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