Le 10 migliori rock band anni 90
Introduzione
Chiunque sia nato negli anni 2000 non ha avuto l'opportunità di attraversare quella tappa fondamentale della cultura brit di cui ancora oggi se ne parla con una certa nostalgia, come se sia impossibile andare avanti negli anni non rivolgendo uno sguardo al passato, in quella che è stata senza dubbio l'era del British, delle Adidas ai piedi, del walkman e di alcune delle band più influenti che hanno lasciato un segno indelebile nei cuori di chi li ha vissute e continua a portarsele addosso ancora adesso. Vediamo quali sono state le 10 migliori rock band simbolo degli anni 90.
Oasis
Originari di Manchester, i fratelli Gallagher hanno raggiunto sin dagli esordi un successo strabiliante culminato nel concerto di Knebworth nel 1996, quando suonarono al cospetto di 250000 persone. Una band che ha sempre fatto discutere per la sregolatezza, la voce e lo stile di Liam di contro alla genialità e alla serietà di Noel. Famosi anche per aver preso parte alla battaglia del Britpop contro i loro eterni rivali, i Blur, con il brano 'Roll With it', singolo estratto dall'album '(What's the story) Morning Glory?' che contiene successi di livello mondiale come 'Don't look back in anger' e 'Wonderwall', gli Oasis sono una band dal successo intramontabile che non conosce vie di mezzo: o li si ama o li si odia.
Blur
Capeggiati da Damon Albarn alla voce, i Blur iniziano la loro attività nel 1989, pubblicando il primo album 'Leisure' nel 1991. La loro sarà una costante ascesa che raggiungerà l'apice con il terzo album in studio 'Parklife' dove ci ritroviamo al cospetto di una band che denuncia, attraverso la propria musica, l'alta borghesia, quella vita inglese troppo impostata che viene osservata con un atteggiamento distaccato e cinico. Una band camaleontica che passa dai suoni acustici a quelli più martellanti e psichedelici, passando attraverso uno stile british che ricorda le lontane sonorità Beatlesiane.
The Verve
Restiamo sempre in Inghilterra. La band di Richard Ashcroft inizia la sua attività, che verrà ripresa a fasi alterne, nel 1989 fino al 2009, quando avviene il terzo e definitivo scioglimento. È con 'Urban Hymns' che arriva il successo che riesce a far provare alla band l'ebrezza del successo commerciale anche grazie al singolo estratto 'Bittersweet Simphony', una sinfonia dolce-amara, per richiamare il titolo, che indaga nell'anima di Ashcroft che resta immobile in un mondo che va troppo veloce. Sono gli anni delle sperimentazioni delle droghe, di quella fase spirituale che permette alla band di dare vita a successi intramontabili.
Travis
Band di origini scozzesi, dalle sonorità brit e da un sound dai tratti definiti, i Travis sono conosciuti a livello internazionale per quel pezzo che è impossibile non aver ascoltato almeno una volta, dei lontani anni 90 ma sempre attuale: 'Sing'. Estratto dall'album, 'The Invisible Band', 'Sing' è riconoscibile sin dai primi accordi grazie quell'introduzione suonata dal banjo e per quel video musicale bizzarro in cui ha luogo il banchetto più strano della storia dove non solo fa la sua comparsa una scimmia ma, a dispetto di qualsiasi aspettativa, gli invitati danno vita ad una vera e propria battaglia col cibo. Reduci del tour 'The man Who' del 2018 i Travis sono in attività ancora adesso.
Suede
Prendete lo stile musicale di David Bowie, contaminatelo con quello degli Smiths e il risultato darà vita alla band di Brett Anderson. Siamo ancora in Inghilterra, è il 1989 e anche i Suede si collocano all'interno del movimento brit. Che sia stato un movimento mediatico frutto dell'industria discografica o una vera e propria corrente stilistica, non si potrebbe parlare di britpop senza richiamare alla mente uno di quei gruppi che hanno lasciato il segno mischiando sonorità inglesi a uno stile glam-rock tipico della fine degli anni 80. Simbolo di trasgressione e censura, i Suede rientrano senza dubbio nella classifica delle band più vociferate.
Pearl Jam
"I'm still alive" cantava Eddie Vedder nel lontano 1991. Ebbene si, i Pearl Jam sono vivi ancora oggi. Precursori e antagonisti dei Nirvana, hanno diffuso nel mondo quello stile grunge, quel rock urlato come una rivolta, quella musica di denuncia delle problematiche sociali. Con una voce calda inconfondibile, un giovane Eddie Vedder inizia a scalare le classifiche già con 'Ten', l'album d'esordio, ritenuto ancora oggi uno dei migliori della storia del rock per quell'assolo di chitarra in 'Alive' e per l'inquietudine suscitata da 'Black', cavalli di battaglia dei loro concerti. Un percorso discografico, il loro, che non subisce colpi bassi ma continua a crescere tour dopo tour nutrendosi del calore dei fan che abbracciano diverse generazioni, dalle più "anziane" alle più giovani.
Foo Fighters
Ci spostiamo in America, nella cittadina di Seattle. È il 1994 quando i Foo Fighters vedono la luce. La band è nuova ma c'è una faccia conosciuta: Dave Grohl. Ex batterista dei Nirvana, Dave Grohl è stato in grado di caricarsi sulle spalle il successo di quella band ormai finita che gli aveva donato il successo, riuscendo ad intraprendere un nuovo progetto musicale che inaspettatamente ha assunto una portata di dimensioni planetarie che è quasi riuscita a soppiantare la compianta band di Kurt Cobain. La dimostrazione perfetta che ad ogni fine corrisponde un nuovo inizio; I Foo Fighters sono riusciti a sfondare grazie all'energia di un rock rivoluzionario che diventa anno dopo anno sempre più dinamico, passando attraverso ballate ormai datate come 'Learn to fly' e 'Everlong' per approdare ad un'urlata e più attuale 'Run'.
The Smashing Pumpkins
Chi ha avuto a che fare con gli Smashing Pumpkins conosce certamente quel senso di malinconia e inquietudine che i loro brani sono in grado di suscitare nel cuore di chi li ascolta. 'My love is winter' cantava Billy Corgan nel singolo omonimo estratto da 'Oceania', album del 2012. Effettivamente gli Smashing Pumpkins si portano dietro quella freddezza non intesa in termini di staticità stilistica ma sinonimo di una tristezza congenita che caratterizza ogni essere umano, simile all'inverno, alla nostalgia nei confronti un sole che sembra non sorgere mai del tutto. Una tristezza che diventa rabbiosa nello straordinario doppio album del 1995 'Mellon Collie and the Infinite Sadness' che fu anche il loro maggiore successo discografico. Band indimenticabile e senza tempo.
The Cranberries
È impossibile parlare degli anni 90 senza far riferimento ad una delle band icone di quel tempo: i Cranberries. Con una formazione di origine irlandese, l'inconfondibile voce di Dolores O'Riordan risuonerà per sempre come un'eco interminabile negli animi di coloro che almeno una volta hanno ascoltato una loro canzone alla radio o hanno provato a strimpellare gli accordi di 'Zombie' alla chitarra. La chiave del successo dei Cranberries è sempre stata la semplicità che ha dato vita a dei pezzi non troppo complessi ma intrisi di quel sound a tratti celtico, tipico della cultura irlandese. Dai più acustici come 'Animal Instinct' e 'Just My Imagination' si passa alle energiche plettrate di 'Wake up and Smell the Coffee', 'Salvation' e 'Promises'. Portavoce delle più complesse dinamiche sociali la band ha saputo sin dagli esordi improntare il proprio stile e mantenerlo costante.
Placebo
La band di Brian Molko prende vita nel 1994 in Inghilterra, dopo un incontro fortuito tra il cantante e il bassista/chitarrista Stefan Olsdal nella stazione metropolitana di South Kensington a Londra. Ha inizio così la loro collaborazione che darà vita ad un stile dai tratti romantici e leggeri che si alterna a sonorità più distorte e cupe. Una band che è stata in grado di affermarsi in un panorama musicale ormai già ricco di troppi artisti emergenti grazie all'immagine, alle dichiarazioni di Molko sulla sua presunta natura androgina, al suo aspetto di giovane tenebroso e tormentato che proietta il risultato del suo tormento su pezzi come 'Running up That Hill', cover del brano di Kate Bush, 'Million Little Pieces' o 'Song to Say Goodbye'.