Le 10 opere da vedere al Museo d'Orsay

Tramite: O2O 21/05/2018
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Introduzione

Il celeberrimo museo d'Orsay di Parigi racchiude numerose opere artistiche di inestimabile valore. Dal 1986, anno della sua apertura, turisti di tutto il mondo accorrono qui a frotte. L'impressionismo e il post-impressionismo sono presenti, infatti, con una delle collezioni più rappresentative a livello mondiale, se non la più importante in assoluto. A far loro da contralto, simbolismo, romanticismo e artisti difficilmente inquadrabili ma di eccezionale levatura. Un nome fra tutti, Vincent Van Gogh. Tele, sculture, disegni, fotografie create dal 1848 al 1914 ed esposte al museo d'Orsay raccontano in modo esaustivo le principali correnti artistiche dell'epoca. Monet, Manet, Cezanne, Sisley, Degas, Pissarro, Courbet, Renoir, il già citato Van Gogh... Tutti riuniti qui a testimoniare la loro eccezionale vitalità creativa. L'intero museo merita senza dubbio una visita attenta. Se il tempo a disposizione è poco, però? In tal caso, ecco le 10 opere da vedere al Museo d'Orsay considerate imperdibili.

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La colazione sull'erba di Edouard Manet

La maggior parte degli studiosi di storia dell'arte ritiene che questo quadro abbia segnato la nascita dell'impressionismo. Il soggetto è un pic-nic sulle rive del fiume Senna. Una scenetta di genere? Non proprio. Delle 4 figure rappresentate, 2 (le ragazze) sono nude. All'epoca questo dettaglio fece scandalo, e Manet anziché gloria si guadagnò critiche e derisione. Uguale censura quasi unanime ottenne lo stile del dipinto, fatto di pennellate rapide e con un disegno prospettico volutamente inaccurato. L'opera venne presentata al Salone Ufficiale di Parigi nel 1863. Dopo il fiasco, Manet decise di presentarla al Salone dei Rifiutati.. Praticamente tutta Parigi accorse a vedere La colazione sull'erba. Le denigrazioni si sprecavano: che senso aveva presentare quei nudi in quel contesto? E quello stile così rozzo, poco studiato? Bisogna capire che all'epoca imperava lo stile accademico, che dipingeva la realtà in uno stile simil-fotografico, freddo ma curato. Piano piano, però, il quadro di Manet iniziò ad essere compreso ed apprezzato.

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Olympia di Edouard Manet

In un letto a baldacchino giace una prostituta nuda, la mano sul basso ventre a nascondere i genitali. Olympia (la modella-prostituta Victorine Meurent) guarda verso lo spettatore con occhi enigmatici. Non intende sedurlo, questo è certo. Eppure la tela, esposta al Salone Ufficale di Parigi nel 1865, provocò un feroce scandalo. Il motivo? Il medesimo de La colazione sull'erba: il contesto. Nessun pretesto mitologico o di altro genere giustificava agli occhi degli spettatori e dei critici tanta indecenza. Victorine era una meretrice ben nota nella capitale francese, senza nessun diritto di apparire così riconoscibile su una tela. Le uniche eccezioni al disprezzo generale suscitato dall'Olympia furono Zola e Baudelaire.
Per fortuna Manet era ricco, e poteva permettersi di dipingere a tempo pieno pur non vendendo le sue opere. Altrimenti...

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Bal au moulin de la Galette di Gustave Renoir

Questo quadro rappresenta il capolavoro assoluto di Gustave Renoir. Il soggetto è reale: un ballo all'aperto nella Parigi dell'epoca. L'opera mostra un'eccezionale dinamicità delle figure, sia quelle danzanti sia quelle intente a chiacchierare ai bordi della pista. Come in tutte le opere del grande pittore, inoltre, si rileva una partecipazione emotiva, "affettuosa" dell'artista verso la scena e le sue figure, tratteggiate con colori luminosi e caldi.

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La cattedrale di Rouen di Claude Monet

Si tratta in realtà di 30 opere, il cui soggetto è identico. Nel museo d'Orsay ne troviamo 3: La cattedrale di Rouen primo sole (1893), effetti di luce mattutina (1894) e pieno sole (1894). Monet era celebre per l'insoddisfazione che avvertiva al compimento delle sue opere, spesso riprese e perfezionate in tele successive. Qui, il soggetto è la luce, più che la cattedrale, che modella la realtà e i suoi contenuti porgendoci rappresentazioni sempre diverse. La cattedrale appare infatti piuttosto differente nei 3 quadri. Solida in pieno sole, eccola invece dissolversi nella luce del primo sole e soprattutto negli effetti di luce mattutina. Per meglio evidenziare l'importanza delle variazioni luminose, Monet rinuncia a un impianto formale classico, lasciando la parola ai raggi del sole e al colore.

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Due donne tahitiane di Paul Gauguin

Tra le 10 opere da vedere al Museo d'Orsay figura anche una tela di Gauguin. Dalla banca ad Haiti, dove si dedicò a tempo pieno alla pittura: questa la biografia del pittore, uno degli artisti più noti del diciannovesimo secolo. Questa tela, dipinta nel 1891, rappresenta 2 modelle indigene sulla spiaggia. Nessun elemento distrae la contemplazione delle 2 ragazze da parte dello spettatore. Soltanto loro e la loro essenza enigmatica, silenziosa, che affascinò il pittore al punto da finire in prigione per difendere i diritti degli indigeni. L'impianto cromatico del quadro è in apparenza semplice. In realtà, le pennellate piuttosto compatte di Gauguin creano isole di colore perfettamente armonizzate una con l'altra.

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La famiglia Bellelli di Edgar Degas

Questo celebre quadro di Degas ebbe una gestazione lunghissima: ben 9 anni. Il pittore lo iniziò giovanissimo, durante la sua permanenza presso parenti fiorentini, i nobili Bellelli, appunto. Lo scorcio prospettico non è frontale, caratteristica tipica delle opere di Degas che preferiva angolazioni più insolite. Notevolissima la resa psicologica dei 4 personaggi. Le 2 fanciulle appaiono spensierate, la madre invece è chiusa in un'infelicità appena celata dall'orgoglio patrizio. Quanto al marito, appare perso nelle sue occupazioni quotidiane, tiepidamente interrotte, emotivamente parlando, da un'occhiata alla figlia.

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La classe di danza di Edgar Degas

Edgar Degas amava rappresentare l'universo femminile ritraendolo, si potrebbe quasi dire spiandolo, nella sua quotidianità più elementare. Stiramenti, grattatine, stanchezza, insomma un realismo totale caratterizzano l'atmosfera che emana da quest'opera, dedicata come molte altre alle danzatrici. Lo scorcio prospettivo che ci mostra l'aula dove si tiene il corso di danza è di taglio simil-fotografico. Come si nota osservando la tela, contribuisce al realismo oggettivo ma al medesimo tempo partecipato e "psicologico" di Degas.

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La porta dell'inferno di Auguste Rodin

La porta dell'inferno è una grande porta bronzea ornamentale, alta più di 6 metri e larga 4. Rodin vi si dedicò fino alla morte, senza mai portarla completamente a termine. Molte delle sue opere successive trassero spunto da questa, ricchissima di personaggi: ben 180! Tali figure dell'inferno dantesco popolano la superficie bronzea in un insieme fluido e dinamico e, al medesimo tempo, lasciando trasparire con perfetta efficacia il legame indissolubile di prigionia con lo sfondo dal quale emergono: il regno dei morti e degli infelici. Tra i personaggi spiccano Adamo ed Eva, il conte Ugolino e lo stesso Dante Alighieri.

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La chiesa di Auvers di Vincent Van Gogh

Fra le 10 opere da vedere al Museo d'Orsay non può mancare questa. Si tratta di una bellissima tela dipinta da Vincent Van Gogh nel 1890, un mese prima del suo suicidio. Il quadro, come tutti quelli datati al medesimo periodo, riflette l'emotività angosciata dell'artista, che riveste le antiche, solide pietre della chiesa di linee curve e spezzate e colori in parte irreali. Sullo sfondo un cielo blu cobalto, dove si intravvedono i vortici di colore che, man mano che l'artista si avvicinava alla morte, divennero sempre più deformati e frenetici.

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Il circo di Georges-Pierre Seraut

Dipinto nel 1891 e rimasto incompiuto a causa della morte dell'artista, Il circo ci mostra un'esibizione circense dai colori chiari e luminosi. Per l'esattezza, predominano le tinte calde del giallo, declinato in più gradazioni, accostate al bianco, all'arancione a all'ocra. Evidente l'atmosfera festosa, leggera, esaltata dalla tecnica detta puntinismo. Seraut ne fu infatti il pioniere. Il puntinismo consisteva, come dice il nome, nell'utilizzare punti accostati di colore puro, in modo più o meno denso, per creare la tonalità desiderata.

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