Giovanni Verga, una volta abbandonato il genere del romanzo storico, si concentra sulla stesura del cosiddetto "Ciclo dei vinti", che inizialmente doveva essere composto da cinque romanzi, tra cui "I Malavoglia" e "Mastro Don Gesualdo". Tuttavia il suo ciclo di romanzi si interrompe al terzo, con "La Duchessa di Leyra".
Sia a livello tematico che di stile, "I Malavoglia" sono l'opera che manifesta, in modo evidente, la sua svolta letteraria. Infatti, cambiano i temi trattati: si passa da una società borghese ad una decisamente più umile, rappresentata dal contadino siciliano che vive a tra mille privazioni, difficoltà e sofferenze.
A livello stilistico, si evidenzia "l'aderenza al vero" attraverso un narrazione impersonale, rigorosamente in terza persona, che consente all'autore di scomparire dietro i personaggi e le vicende, lasciando che queste si sviluppano senza interferenza e soggettivismo dell'autore stesso.
In queste opere, in definitiva, lo scrittore narra la realtà in maniera del tutto distaccata, limitandosi ad osservarla e a descriverla. Ne deriva una riduzione del discorso indiretto, a favore di quello diretto tra i protagonisti dell'opera.